Cosa è il Welfare aziendale? Perchè è importante?
La definizione di Welfare, termine anglicizzato, è quella di “benessere”, di “sussidi” e “assistenza sociale” e può essere di carattere pubblico, privato e aziendale.
I piani di Welfare aziendale possono essere strutturati come elargizione liberale sulle retribuzioni da parte della proprietà o anche come frutto di accordo sindacale, con agevolazioni fiscali entro certi tetti di spesa per l’azienda.
Possono essere anche associati alla parte variabile delle retribuzioni, in tal caso vanno regolati da accordi sindacali aziendali o di categoria (soluzione questa resa possibile dalle leggi di stabilità 2016-2017).
In questo modo il Welfare aziendale coniuga la responsabilità sociale d’impresa con i piani di incentivazione della forza lavoro, associando direttamente i benefit al tema della compensazione (ossia i premi e i benefit diretti e indiretti, non solo di tipo economico, che sono offerti al dipendente in cambio del suo contributo nell’organizzazione).
Si tratta in ogni caso di servizi detassati per i lavoratori dipendenti, perché rientrano tra quei beni e servizi che non concorrono a formare il reddito imponibile (e quindi neppure da indicare in dichiarazione dei redditi se rimborsati nello stesso anno, né soggetti a detrazione Irpef), in quanto volti a soddisfare esigenze ed interessi meritevoli di tutela, come il miglioramento delle loro condizioni di vita e dei loro familiari (articolo 51, secondo comma del testo unico delle imposte sui redditi-Tuir).
In pratica, non costituendo reddito, la loro corresponsione è esente da tassazione fiscale e contributiva ed è deducibile per l’azienda (entro certi limiti).
In questa particolare fase di emergenza sanitaria legata al COVID 19 , tra smart working e graduale ripresa delle attività produttive in sede, le aziende sono chiamate ad un nuovo senso di responsabilità e a fare del Welfare una strategia a tutto campo.
I dipendenti costituiscono un vero e proprio patrimonio di ogni azienda soprattutto sul mercato dove le risorse più qualificate sono scarse e la motivazione e la fedelizzazione del lavoratore sono essenziali.
Un Welfare aziendale evoluto e personalizzato permette alle aziende di rafforzare la propria immagine come datore di lavoro, di attrarre talenti e di ridurre il turnover.
Il welfare è per definizione un tentativo di risposta ai bisogni dei lavoratori e può avere un ruolo anche in questo difficile periodo: non si tratta soltanto di continuare ad erogare beni e servizi ai dipendenti che si recano sul posto di lavoro; la sfida più grande è la condizione di tanti smartworker che da un giorno all’altro, spesso senza che l’organizzazione aziendale fosse pronta, si sono ritrovati a dover garantire il proprio servizio in una condizione tutt’altro che ovvia in termini di stress e di conciliazione tra vita professionale e vita privata.
Per queste persone il Welfare aziendale può diventare un aiuto inaspettato da parte del datore di lavoro.
Non è lo stesso Welfare della situazione ordinaria, ma una sorta di “Welfare di crisi” in cui maggiore spazio è dato alle soluzioni di assistenza sanitaria (diverse imprese hanno previsto assicurazioni specifiche per l’eventualità di contagio), alle misure della cura dei figli, alle somme per il rimborso delle spese sostenute per la cura degli anziani e delle persone non autosufficienti, i buoni multiservizi utili all’acquisto di beni di prima necessità e all’assistenza psicologica gratuita.
Diverse sono le modalità con cui può essere attuato un piano di Welfare aziendale: si va dai servizi di “Welfare familiare”, come asili nido, colonie estive e spese scolastiche, alle prestazioni di “utilità sociale” con finalità educative, ricreative, di assistenza sociale e sanitaria, nonché la previdenza complementare e le casse sanitarie.
Uno dei vincoli è che siano erogati a tutti i dipendenti, o a categorie omogenee degli stessi.
Un piano di Welfare prevede servizi che riducono il cuneo fiscale sia per l’azienda che per il dipendente, aumentando al contempo il potere di acquisto di quest’ultimo e incidendo su fattori come il clima aziendale e la conciliazione della famiglia con il lavoro, con benefici misurabili sulla produttività aziendale.
Tra le soluzioni di tipo assicurativo che possono essere inserite in un piano di Welfare aziendale, oltre alla previdenza complementare, ci sono le polizze contro il rischio infortuni e rischio morte (TCM), le polizze contro il rischio di perdere l’autosufficienza (Long Term care o LTC) e le polizze contro l’insorgenza di una malattia grave (Dread disease), strumenti indispensabili per il lavoratore che si dovesse trovare a dover far fronte ad una situazione di emergenza e che permettono di garantire un futuro più sereno per il lavoratore stesso o per i suoi familiari.
Ti lascio con una frase:
“La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia”.
Adriano Olivetti